STORIA DEL VICARIATO BUON PASTORE.

 

Quando appare un articolo o un avviso su "Vita Nuova", settimanale cattolico, o sul "Piccolo", quotidiano triestino, del Vicariato Buon Pastore, molti triestini si chiedono dove si trovi l’ubicazione del suo territorio e della sua chiesa.

Territorio e chiesa del Vicariato sono situati nel parco di San Giovanni, immersi in un paesaggio di verde intenso e di profumo, specie nel periodo primaverile, provenienti da abetaie secolari e da cespugli e sottobosco di macchia mediterranea. La sua origine nasce con la costruzione del "Manicomio" del 1908.

 

 

SPUNTI STORICI DELLA PSICHIATRIA A TRIESTE.

 

Trieste, situata all’estremo golfo dell’Adriatico fra l’Istria ed il Friuli, fu per tanti secoli, per la consistenza della sua popolazione, una piccola città, anche se la maggiore dell’Istria di cui faceva parte geograficamente ed etnograficamente.

La città di Trieste, dall’anno 1717 al 1777, raggiungeva al massimo una popolazione di 17.000 abitanti. Da un punto di vista sanitario, usando il criterio del coefficiente dell’1 per mille, si può ritenere che i malati psichici della città di Trieste, per il loro limitato numero e per il tipo di assistenza allora prevista, non costituivano, come per il tempo precedente, un problema per la comunità cittadina, né di primo piano, né di qualche grave impegno. Del problema, quindi, non sono rimaste tracce negli archivi.

Così scriveva nel 1958 il direttore prof. dott. Francesco Maria Donini per conto della Provincia di Trieste in  "Spunti storici sull’assistenza psichiatrica in Trieste" in occasione della celebrazione dei cinquant'anni, 1908 – 1958, dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale "Andrea Di Sergio Galatti".

Lo stesso prof. Donini ricordava nello scritto che l’Imperatrice Maria Teresa, con editto del 14 giugno 1761, aveva decretato l’erezione a Trieste di un nuovo ospedale generale per gli infermi "di ambo i sessi". Fu scelto per la sua costruzione un vasto fondo in contrada di Romagna. Dopo pochi anni, però, precisamente nel 1785, la costruzione fu trasformata dall’Imperatore Giuseppe II° in Caserma ed Ospedale Militare, riservata quindi all'esercito.

All'assistenza sanitaria della città fu destinato l'antico palazzo vescovile, situato sul colle di San Giusto, che divenne pubblico ospedale.

I malati mentali non furono ricoverati in questo ospedale, ma allogati nello stabile delle vecchie prigioni politiche in Piazza Grande.

Per l’aumentare della popolazione cittadina, tra la fine del 1700 e la prima metà del 1800, accrebbe anche il numero dei malati mentali ed essendo diventato insufficiente ad accogliere tutti lo stabile delle vecchie prigioni, alcuni di loro venivano rifiutati per mancanza di "posto fisico", mentre altri venivano raccolti nei vari fabbricati costruiti sul colle di San Giusto.

La situazione precaria di tale assistenza determinò il Comune di Trieste, sensibile al problema umanitario, a decidere la costruzione di un nuovo ed adeguato nosocomio in una zona centrale della città. Portati a termine i lavori, l'opera di proporzioni imponenti, fu inaugurata nel 1841.

Divenne l’attuale Ospedale Maggiore destinato al ricovero, alla cura ed  alla riabilitazione dei pazienti affetti da ogni genere di malattia.

Il vecchio ospedale civico sul colle di San Giusto fu riservato all'accoglienza e cura dei malati di mente.

Trieste ebbe così, dal 1841, il suo primo "manicomio".

Lo sviluppo urbanistico ed economico del secolo XIX, che portò Trieste ad essere grande città e primo porto dell'Austria, pose al Comune nuovi e gravi problemi politici, sociali e culturali.

L'Amministrazione civica vi si dedicò ad essi con serietà. Tra gli altri rimaneva, nell'ambito dell'assistenza sanitaria, il problema della cura dei malati mentali che aveva bisogno di soluzioni maggiormente rispondenti. Si fece strada il progetto della realizzazione di un Manicomio ispirato, quanto a costruzione e a servizi, alle più avanzate concezioni del tempo.

In data 1 agosto 1896 fu bandito un concorso internazionale con un'accurata descrizione delle esigenze secondo un preciso Programma Medico.

I concorrenti (12 in tutto) presentarono varie soluzioni. Le migliori vennero prese in considerazione per la stesura del progetto definitivo, che è stato elaborato dall’ing. Lorenzutti, allora direttore dell’Ufficio Tecnico del Comune di Trieste.

Nel 1899 venne deliberata la costruzione del “Manicomio” con ubicazione nel territorio di Scorcola, su di un appezzamento di terreno ai piedi della collina di Conconello, acquistato in previsione già nel 1895.

Ma, a causa di un fatto imprevisto ma decisamente non trascurabile (si trattava della costruzione di un diverso tracciato per la linea ferroviaria Trieste-Gorizia che passava esattamente attraverso i terreni scelti per il costruendo  manicomio), venne abbandonato il progetto di ormai imminente esecuzione e si diede incarico, nel 1902, all’architetto Lodovico Braidotti di redigerne uno nuovo.

Era previsto venisse realizzato sugli attuali terreni in località Guardiella.

L’architetto Braidotti, vincolato dalle linee generali del “Programma Medico” del  1896, ritenne doveroso visitare, assieme allo psichiatra dott. Canestrini e col protofisico dott. Costantini, vari istituti psichiatrici in Europa, prima di iniziare la progettazione. Alla fine presentò un elaborato che prevedeva la costruzione su di un’area di quasi 23 ettari (per la precisione 229.100 mq) di un comprensorio di ben 50 edifici articolati per un totale di 21.000 mq di superficie coperta.

Il nuovo Ospedale per gli ammalati psichici fu aperto nel 1908. I primi pazienti furono accolti il 4 novembre di quell’anno. Fu definito Frenocomio Civico e il Comune, a perenne memoria e gratitudine per il cospicuo lascito disposto dalla famiglia Galatti, lo intitolò a nome di “Andrea di Sergio Galatti”.